Nel 2023 Airbnb ha contribuito per +7,9 miliardi all’economia italiana
Punti Chiave
- Oltre il 55%dei soggiorni ha avuto luogo al di fuori delle grandi città, diffondendo i benefici anche in aree tradizionalmente non turistiche.
Punti Chiave
- Oltre il 55%dei soggiorni ha avuto luogo al di fuori delle grandi città, diffondendo i benefici anche in aree tradizionalmente non turistiche.
Nuovi studi di Oxford Economics e Nomisma, entrambi commissionati da Airbnb, evidenziano come mettere in condivisione la propria casa sia una fonte di benefici economici significativi per le famiglie, le comunità locali e l’economia turistica in generale, contribuendo soprattutto a diffondere il turismo nelle aree rurali e meno battute in Italia e in Europa.
Secondo Oxford Economics, nel 2023 i viaggiatori che hanno scelto per di soggiornare in appartamento hanno generato benefici economici pari a 149 miliardi di euro in tutta l’Unione Europea, 2,1 milioni di posti di lavoro e 40 miliardi di euro di entrate fiscali complessive. A beneficiarne in modo particolare le destinazioni extraurbane: nel 2023 il 55% dei viaggiatori che ha soggiornato in case vacanza lo ha fatto al di fuori delle grandi città. Si tratta di un trend in crescita; inoltre i pernottamenti brevi in località rurali sono raddoppiati dal 20201.
Gli affitti a breve termine possono però essere la chiave per costruire un settore turistico sostenibile, capace di distribuire i benefici in tutto il Paese. Nomisma ha infatti evidenziato che gli host italiani su Airbnb hanno contribuito significativamente allo sviluppo delle comunità locali, generando benefici economici per 7,9 miliardi di euro e supportando oltre 54.000 posti di lavoro nel 20234.
“Negli anni, gli affitti brevi sono diventati la soluzione preferita di molte famiglie europee per viaggiare in modo conveniente in tutta Europa. Soggiornando in case vacanza, questi viaggiatori hanno inoltre avuto l’occasione di scoprire nuovi quartieri e paesaggi. In questo modo, allontanando i turisti dalle destinazioni urbane più affollate, dove si concentra la maggior parte dell’offerta alberghiera e dei flussi turistici e dunque sono maggiori le criticità per le comunità locali, gli affitti brevi hanno distribuito i benefici del turismo a famiglie e imprese locali in molte destinazioni extraurbane”, ha dichiarato Juliette Langlais, Campaign Director di Airbnb per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa.
Oxford Economics rileva che l’impatto degli affitti brevi sul mercato immobiliare è minimo e circoscritto a specifici quartieri, e non sorprende che le normative eccessivamente stringenti e poco mirate adottate in alcune città europee non siano riuscite a risolvere le problematiche che queste città si ritrovano ad affrontare:
- A Parigi, ad esempio, un divieto de facto degli affitti brevi sulle seconde case non è riuscito a impedire un aumento dei prezzi degli affitti medi e delle proprietà, che sono cresciuti rispettivamente del 21% e del 15% da quando le norme in vigore sugli affitti brevi sono state introdotte, sei anni fa.
- Ad Amsterdam, il numero di soggiorni turistici è aumentato del 12% dal 2019 nonostante l’introduzione di norme severe che limitano gli affitti brevi a un massimo di 30 giorni all’anno per tutta la città, con una diminuzione del 50% dei soggiorni in strutture turistiche arredate. Gli hotel hanno così beneficiato del forte aumento di pernottamenti turistici ad Amsterdam, a detrimento delle famiglie locali.
“Gli affitti brevi fanno parte delle opzioni per un turismo più sostenibile che garantisca il diritto dei residenti nei paesi dell’Unione Europea di vivere, ospitare e viaggiare in modo accessibile in tutta Europa. Continuiamo a tutelare questo diritto”, ha proseguito Langlais.
Airbnb supporta le nuove normative dell’UE perché le autorità dispongano dei dati necessari per prendere decisioni informate, garantendo che gli host possano trarre beneficio dalle opportunità degli affitti brevi, così come i viaggiatori e le destinazioni, in linea con il quadro normativo dell’UE in materia.