Passeggiando a Firenze fra gli artigiani dell’Oltrarno
Gli host Airbnb di Firenze hanno realizzato una mappa per valorizzare l’artigianato e i luoghi culturali dell’Oltrarno, collaborando con associazioni e comunità locali, per far conoscere a chi viaggia in città degli angoli speciali e sostenere, al tempo stesso, commercio e tradizioni locali.
La storia dell’Oltrarno è scritta, in particolare, nelle botteghe dei tantissimi artigiani. Vi portiamo a conoscerli, in una passeggiata tracciata sulla mappa dagli host della zona, “Opere d’arte su misura”.
La passeggiata parte con Manufacta: la titolare, Sara Ricci, un tempo restaurava mobili in Santa Croce. Il suo fondo – così chiamano i fiorentini le botteghe, le mura di un negozio – raccoglie e presenta al pubblico opere eseguite dagli artigiani locali alle quali Sara dà voce con lo scopo di dare loro visibilità in un’ottica di solidarietà verso il quartiere e valorizzazione del mestiere. Ogni cosa qui è fatta a mano: pezzi unici impossibili da trovare altrove, perfetti per farsi – o fare – un regalo particolare.
La proprietaria del fondo dove Dimitri Villoresi decise di aprire la sua attività tuonò: “Qui non avrà mai fortuna”. Si sbagliava di grosso. Oggi qui crea borse su misura dalla forte identità e si definisce un monaco metropolitano: il suo rifugio è la bottega e l’approccio commerciale non poteva che essere quello di un artigiano, ovvero preferire la qualità sulla quantità:
“Io voglio che le mie borse stiano in strada, che siano indossate e vissute. Accumulare non serve, basta un capo di alta qualità per fare la differenza.”
La compagna, che lavora nel mondo delle grandi marche di moda del lusso, conferma: “Il vero lusso sei tu”. Ha ricevuto persino la visita di Tim Cook, manager alla guida di Apple, ci racconta, che si era ripromesso di venire a imparare qui – anche in piccolissima parte – il mestiere.
Extremida realizza bigiotteria fatta completamente a mano, ed è un luogo dove “ogni pezzo è unico come la persona che lo indossa”, ci racconta Debora, restauratrice, che lavora col marito, Flavio, orefice. Il tutto è partito da una passione: dagli anelli, il primo amore – grandi, elaborati, bellissimi – si è passati poi a creare vere e proprie collezioni. Debora continua: “Un giorno un’amica mi disse:
“Quando acquisti un oggetto da un artigiano, stai comprando più di un “oggetto”, stai comprando centinaia di ore di esperimenti e fallimenti. Stai comprando giorni e settimane di prove e momenti di pura gioia nel riuscire a creare quello che aveva in mente.”
Tiberio Tozzi, restauratore, ha iniziato da bambino seguendo le orme del padre. Qui l’atmosfera è quella della tipica bottega fiorentina di un tempo: i mobili ammucchiati hanno un ordine preciso che conosce solo lui, e in sottofondo la radio, appena entrati, ci racconta di un lavoro solitario, fatto con passione da sempre. “Ricordo che tante volte mio papà mi diceva ‘Dove vai? Non andare in bottega’ e io scappavo sempre lì con qualche scusa perché mi piaceva troppo.” Tiberio è specializzato in mobili del ‘500/‘600 ma ora si occupa anche di altre epoche. Oggi il suo scopo è cercare di insegnare il più possibile alle nuove generazioni, perché il futuro fa un po’ paura: “Un tempo eravamo molti di più”.
Tiziana Alemanni è una fiorentina d’adozione: è nata in Sicilia, a Capo d’Orlando ed è a Firenze dal 2011 ma il mestiere ce l’ha nel sangue: i genitori avevano una maglieria. Ha scelto Firenze per il suo negozio perché qui nasce la sartoria artigianale e qui ha deciso di fare un passo ulteriore rivisitando la maglia in chiave moderna, abbinandola a tessuti e dandole struttura. Le sue porte sono sempre aperte per vedere come lavora: parte da tessuti pregiati per arrivare al prodotto finito, che può essere su misura ma che è anche prêt-à-porter, per chi non è di Firenze e vuole portare subito a casa un suo capo. Il Ragno, nel suo logo, è simbolico del suo mestiere: “Il ragno crea tessuti elaborati e bellissimi in luoghi sospesi”.
Alessandro Dari non è solo un artigiano, è anche un alchimista: le bottiglie da farmacia che trovate esposte nel suo Museo-Bottega all’interno di un palazzo storico risalente al ‘400 sono le vestigia del suo precedente impiego. Orafo e scultore, è un grande conoscitore dei materiali che lavora ma anche musicista apprezzato: un amore che pervade le sue creazioni così tanto che l’unica opera che non si può comprare – fra i 900 pezzi unici esposti – è la Musical Box, complesso macchinario di gioielli nella quale Dari racconta tutta la sua vita.
Giuliano Ricchi lavora i metalli come 100 anni fa grazie a un laminatoio (macchina che incide sull’ottone decorazioni precedentemente realizzate a mano su acciaio) che risale ai primi del ‘900. Inizia la sua avvenuta prestissimo, a 15 anni, imparando dal maestro Carlo Cecchi (la ditta porta ancora il suo nome come tributo), e perfezionando la tecnica arrivando a creare oggetti piccoli e grandi di uso comune resi speciali grazie a una lavorazione a mano minuziosa. I suoi oggetti vengono venduti in tutto il mondo: Bill Clinton ha un suo portabiglietti da visita.
Luana Innocenti lavora con Piero Picchi in questo luogo magico che sembra essersi fermato nel tempo e dove regnano pace e professionalità: Il Paralume è un laboratorio-negozio che combina tessuti pregiati – che diventano “vestiti su misura” per i paralumi – all’artigianalità. La lavorazione del legno è tutta fatta a mano.
La storica bottega di Duccio Banchi, bronzista, aperta nel 1925, conserva ancora gli arredi d’epoca. Duccio ha imparato il mestiere dal padre, Lamberto Banchi, che lasciò anche uno straordinario diario in cui racconta l’entusiasmo per un mestiere imparato da bambino, come un gioco. Uno spirito e una passione che Duccio ha ereditato. Il negozio è pieno di oggetti di ottone e metallo: porte e complementi di arredo quali, cornici, lumi da tavolo e applique, maniglie, fermalibri, battenti per porte, orologi. Un aneddoto che condivide:
“Un giorno arrivò una signora a comprare due cornici ma non aveva soldi con sé. Mio padre le disse di tornare l’indomani senza problemi. Il giorno dopo arrivò una persona a pagare per lei, svelando che era la Regina di Danimarca.”
Gianni Raffaelli è figlio d’arte (il padre era pittore), con un grande talento nel disegno, e lascia il lavoro al catasto per dedicarsi interamente alla professione dopo aver frequentato un corso di incisione all’università. Nel ’76 fonda “L’Ippogrifo”, uno studio laboratorio destinato a diventare un autentico centro per la ricerca dell’antica arte incisoria. Il figlio Duccio, che lavora con lui, svela: “Mi raccontò che all’Università un professore gli diede una sufficienza per una sua incisione, perché era così bella che pensava che non l’avesse fatta lui…” La bottega oggi espone e vende oltre 500 soggetti realizzati nel corso dei loro anni.
Impossibile non menzionare in questo viaggio nell’arte artigianale anche il laboratorio di Arte Decorativa di Simone Fiordelisi oltre ai negozi La Bottega del Mosaico e Pitti Mosaici Decorazioni, che dedicano il loro lavoro a mantenere viva una tradizione artigianale fiorentina, il commesso fiorentino, conosciuto anche come “mosaico fiorentino”, una tecnica decorativa – incentivata nel 1500 dai Medici – che realizza intarsi in pietre dure, spesso a carattere naturalistico.
Vi abbiamo incuriosito? Continuate a camminare con noi, seguiteci nelle prossime passeggiate in Oltrarno scaricando la mappa preparata dagli host di Firenze.