Studio Nomisma: in Italia più case vuote che affitti brevi
Punti Chiave
- 13% degli delle abitazioni in Italia sono vuote o sotto utilizzate
- Centri storici sotto osservazione. Reino (Airbnb): “Sì a norme nazionali per tutelarli”
Punti Chiave
- 13% degli delle abitazioni in Italia sono vuote o sotto utilizzate
- Centri storici sotto osservazione. Reino (Airbnb): “Sì a norme nazionali per tutelarli”
Un nuovo rapporto di Nomisma, commissionato da Airbnb, mostra come lo stock di abitazioni destinate agli affitti brevi non abbia eroso l’offerta abitativa a livello nazionale, se non in modo residuale, registrando al contempo come la situazione dei centri storici delle principali città d’arte, dove la pressione turistica è significativamente più elevata e la penetrazione delle locazioni brevi superiore alla media nazionale, risulti invece più delicata e giustifichi la necessità di intervenire con strumenti legislativi. Secondo lo studio, gli affitti brevi e il turismo in casa gestiti tramite Airbnb avrebbero contribuito all’economia italiana per 7,9 miliardi di euro di valore della produzione nel 2023, con un sostegno a oltre 54.000 posti di lavoro.
L’analisi Nomisma commissionata da Airbnb sottolinea come quasi il 13%1 delle abitazioni italiane risulti vuoto oppure sotto utilizzato. Un dato significativamente più ampio della quota di immobili attualmente destinata agli affitti brevi (1,3%), soprattutto di quelli interamente dedicati a questa attività e affittati per oltre 120 notti l’anno (0,11%)2, mentre nei centri storici delle principali città d’arte la penetrazione delle locazioni brevi rispetto allo stock abitativo è superiore alla media nazionale3.
Secondo Luca Dondi, consigliere esecutivo di Nomisma, “è ragionevole ritenere che le abitazioni destinate agli affitti brevi abbiano ridotto l’offerta abitativa solo in misura marginale. Un’eccezione è rappresentata dai centri storici delle città d’arte, dove la concentrazione risulta decisamente maggiore. Tuttavia, gli affitti brevi si inseriscono in un contesto più ampio, caratterizzato da una forte domanda di abitazioni in affitto, che aggrava il problema dell’accessibilità, anche a causa di un’offerta che fatica a tenere il passo, come dimostra l’elevata percentuale di case inutilizzate (4,6 milioni, pari al 13% del totale). Con politiche mirate, una parte di queste abitazioni potrebbe essere gradualmente recuperata dal mercato degli affitti. Una strada per rispondere in modo più efficace alla crescente pressione sul mercato residenziale, accentuata dalla domanda turistica e universitaria, è quella dell’incentivazione differenziata sulla base della tipologia di utilizzo”.
“Mentre le misure eccessivamente punitive adottate da città come New York o Barcellona non hanno affatto risolto i problemi abitativi locali, riconosciamo le sfide legate al sovraffollamento turistico nei quartieri storici di città come Firenze, Roma e Venezia, e sosteniamo la richiesta di un quadro normativo nazionale per gli affitti brevi basato su dati, che permetta di preservare i quartieri sensibili, tutelando al contempo il diritto delle famiglie di affittare occasionalmente la propria abitazione“, ha dichiarato Valentina Reino, Responsabile Relazioni Istituzionali di Airbnb Italia.
Il rapporto Nomisma è disponibile qui.